Siamo pronti a ridefinire la nostra concezione di lavoro?
Con l’avvicinarsi della fase 2 in merito all’emergenza sanitaria COVID-19, molte sono le domande riguardo ciò che cambierà nelle nostre vite. Prendendo in considerazione la nostra attuale routine, è oramai difficile pensare ad un ritorno della normalità pre pandemia.
A tal proposito, molte delle norme previste dal DPCM, come il distanziamento sociale ed il lavoro agile o smart working rimarranno pressoché invariate, così da evitare un’alta possibilità di contagio.
Ad oggi, non sappiamo per quanto tempo queste norme verranno prolungate. Per questo motivo dobbiamo essere pronti ad affrontare nuovamente, una ridefinizione del nostro stile di vita.
Se ad esempio in ambito sociale, il distanziamento potrebbe cambiare radicalmente la nostra percezione dei rapporti interpersonali
la realtà lavorativa potrebbe subire un cambiamento definitivo e perfettamente in linea con la rivoluzione smart working.
Ma cos’è effettivamente lo smart working?
Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività […] pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).
Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali
Insomma, da queste poche righe lo smart working sembra essere una tipologia di lavoro appagante e flessibile.
La realtà?
Nonostante la flessibilità del lavoro agile possa esserci d’aiuto, in questi ultimi mesi rivoluzionare la nostra concezione di lavoro è stato estremamente difficile e complicato.
Pensateci: quanti di voi erano pronti a lavorare da casa, tra quattro mura, a distanza ravvicinata con i propri famigliari?
Magari senza il “supporto” di uno studio, dividendo gli spazi tra famiglia e lavoro?
Posso affermare che l’80% di noi non era pronto ad un cambiamento così significativo in ambito lavorativo. Proprio per questa ragione, non conoscendo quale sarà effettivamente il “lavoro del futuro” dobbiamo attrezzarci.
Ebbene si. Se effettivamente il lavoro agile rimarrà un denominatore comune nelle nostre vite, dobbiamo essere pronti a ridefinire la nostra concezione di lavoro ed insieme ad essa le nostre abitudini lavorative.
La creazione di uno spazio lavorativo nella propria abitazione quanto la suddivisione e organizzazione del tempo per il lavoro quanto per sé, dovranno essere degli elementi essenziali da prendere in considerazione per il proprio futuro.
La rivoluzione smart working sembra essere iniziata, sta a noi stare al passo coi tempi.
B.